Nuove foto aggiunte

Sarò breve
Almeno stavolta (ho finito di lavorare tardi e comincio presto, poi vi dirò quando va in onda, e dove). Quando mi hanno chiesto di raccontare Milano in questi giorni, oltre indicarmi una durata, mi hanno raccomandato di non essere allarmista. Raccomandazione inutile, perché non amo l’allarmismo. Ma questo quando si parla di contagio: prima l’hanno sottovalutato, poi si sono detti sorpresi, poi hanno cercato di calmare le acque, poi hanno deciso di tenere chiuse le scuole in tutta Italia. E’ così che si guida un Paese che deve affrontare una prova dura ? Dovrebbe essere niente allarmismo sul piano sanitario, ma misure decise, chiare, senza illusioni, sulle precauzioni. E allarmismo sul piano economico, ci mancherebbe altro: se non fanno qualcosa migliaia di piccole aziende sono a rischio. Milano è tutt’altro che ripartita, boccheggia, un po’ incredula e un po’ caparbia. Credo che il premier non avrebbe dovuto dire “ la situazione è seria” o “l’Italia non si arrende” ma semplicemente “ce la faremo”, insieme. Il sindaco Sala ha voluto un bel filmato su Milano che riparte. Volenteroso, ma illusorio: è stata una falsa ripartenza. Adesso il sindaco chiede misure economiche per Milano: ha ragione. E contano i simboli: forse il Presidente della Repubblica dovrebbe venire a Milano. E il premier, più giovane, avrebbe già dovuto andare tra o medici e gli infermieri e i rinchiusi della zona rossa. Si erano preoccupati per i ristoranti e gli scolari cinesi, mentre il virus covava e non era quello di pochi e stupidi gesti di razzismo ? E’ giusto lo facciano anche per gli italiani. Non prima gli italiani. Ma, almeno, anche gli italiani.